Il linguaggio è un sistema di comunicazione simbolico attraverso il quale l’essere umano è in grado di esprimere i propri pensieri, sentimenti ed esperienze; nasce all’interno di un continuum di capacità comunicative più generali ed è intimamente connesso alle competenze percettive, cognitive, affettive e sociali che il bambino possiede e amplia durante il suo sviluppo. Per fare in modo che questo sviluppo sia sano, l’ambiente svolge un ruolo cruciale e dunque è necessario che il bambino sia adeguatamente esposto alla lingua di appartenenza e stimolato alla comunicazione.
La facoltà di linguaggio non si identifica esclusivamente con la sintassi e la semantica , ma include anche molti altri ambiti, implica ed è strettamente correlata con capacità non linguistiche, comunicative, percettive, cognitive e affettive. Nell’approccio logopedico sarà dunque indispensabile tener conto di tutti questi aspetti del linguaggio, che interagiscono e si determinano a vicenda, al fine di promuovere una comunicazione verbale funzionale alla condivisione con i propri simili e corretta secondo le regole condivise dalla lingua di appartenenza.
Va ricordato che quando il bambino è piccolo, la comprensione precede sempre la produzione: non ci si aspetta che un bambino pronunci parole di cui non conosce il significato e questo spiega il perché le prime parole non compaiono prima dei 12 mesi. Questo non significa che, prima di quell’epoca, il bambino non abbia modo di comunicare con l’ambiente: il pianto, gli sguardi, i gesti sono solo alcuni esempi di comunicazione che il bambino sviluppa prima di arrivare all’uso del linguaggio. A questo proposito, gli studi sullo sviluppo del bambino hanno identificato alcune tappe fondamentali nell’acquisizione del linguaggio, ma non tutti i bambini le conquistano nello stesso modo ed esistono, invece, grosse differenze tra un individuo e l’altro che rientrano nello sviluppo considerato normale.
Si parla di difficoltà di linguaggio quando, nonostante l’esposizione alla lingua di appartenenza, il bambino non riesce a sviluppare un valido canale di comunicazione verbale. Nel momento in cui si sospettano difficoltà di linguaggio, è bene escludere la presenza di disturbi cognitivi, percettivi, psicopatologi, socio-affettivi; solo allora si potrà parlare di una difficoltà specifica. E’ stato dimostrato che circa il 6% dei bambini in età prescolare presenta un disturbo specifico di linguaggio (DSL), ma purtroppo solo una piccola parte di essi riceve un trattamento specifico in questa epoca: la maggior parte dei bambini, infatti arriva nelle strutture in età immediatamente prescolare e anche già scolare, quando il rischio che poi il bambino manifesti anche difficoltà di apprendimento è particolarmente elevato. L’importanza della diagnosi precoce è, anche in questo caso, lo strumento più efficace al fine di programmare un intervento specifico mirato.
All’interno della categoria DSL possiamo distinguere:
Tappe fondamentali per un corretto ed efficace sviluppo del linguaggio sono l’ascolto, la discriminazione di suoni e parole, le competenze motorie e prassiche e lo sviluppo cognitivo e affettivo. La terapia sarà incentrata sulla stimolazione di tali aspetti, come abbiamo precedentemente detto, i quadri clinici sono molteplici e ad essi vanno aggiunte le differenze individuali che concorrono a definire la difficoltà di linguaggio, per questo, in base alla tipologia di disturbo riscontrata, l’equipe riabilitativa elaborerà un percorso differenziato ed idoneo ad affrontare le difficoltà specifiche del bambino.
Consulenza nelle scuole, differenziata per ordine e grado:
La valutazione del linguaggio avviene attraverso un lavoro di equipe che prevede:
Percorso riabilitativo mirato al recupero delle difficoltà linguistiche del bambino attraverso:
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